
Allevamenti di visone: quante bufale!
Si sentono tante polemiche e si intrattengono accese conversazioni relative alle violenze che gli animali subiscono all’interno degli allevamenti, dove vengono cresciuti e nutriti, per scopi alimentari ma soprattutto nell’ambito della pellicceria.
Considerato che è difficile trovare delle argomentazioni che vadano in contrasto con il no ideologico nei confronti della pelliccia, proviamo a discutere sui fatti e quindi di cose vere e che accadono realmente.
La Kopenhagen Fur ha concesso a Samantha De Reviziis, alias Lady Fur, la possibilità di poter visitare i suoi allevamenti di visone; questa testimonianza evidenzia come le grandi aziende che operano nel settore lo fanno nel massimo rispetto per gli animali.
La famosa blogger ha constatato che i visoni presenti in questi allevamenti sono trattati e nutriti al meglio, in maniera naturale, nel rispetto delle loro esigenze biologiche. Inoltre è del tutto infondata la tesi secondo la quale gli animali sarebbero scuoiati vivi.
Questo è assolutamente falso, in quanto per ottenere una pelle di alta qualità, è ovvio che l’animale debba sottostare a trattamenti di massimo riguardo ed in particolare la sua pelliccia non può essere in alcun modo danneggiata.
Anche l’IFF (International Federation of Fur) attraverso una sorta di manifesto esplicita il senso etico che ogni impresa di pellicceria deve rispettare nei confronti degli animali selvatici e di allevamento.
In questo senso la fauna va preservata così come le aree rurali (prevalentemente situate al Nord e rese idonee dalle temperature più fredde) dove vengono allestiti gli allevamenti.
Spesso un allevamento di animali risulta essere la principale fonte di sostentamento per un allevatore e per le piccole e medie imprese che sono alla base del processo produttivo in questo settore.
Il rispetto di queste regole e il giusto trattamento degli animali comportano lo sviluppo di una filiera produttiva legale, caratterizzata dalla cura per l’ambiente e del rapporto con i futuri consumatori, che potranno sempre essere a conoscenza delle origini del proprio capo di abbigliamento.
Del resto il pregio del Made in Italy è proprio questo: fornire un’ampia scelta di collezioni costituite da pellicce ottenute da animali cresciuti nei migliori allevamenti e che garantiscono ai consumatori tutte le norme di qualità relative al prodotto.
Fonte Immagine: We Love Fur
MLM
11 dicembre 2014 -
The article simply recites that same guilt-free speech provided by the fur industry (those who benefits from fur farming) independent studies claim that fur-farmed mink suffer from captivity frustration even after 70 generations.
http://www.nature.com/news/2001/010301/full/news010308-1.html
The study published by the zoology department of the University of Oxford clearly suggested that mink kept in cages were enduring immense distress and anxiety.
“Mink even after so many generations in captivity, still hear the call of the wild” confirmed the biologist Georgia Mason. Fur farms are actually battery farms where animals are confined in small cages 100% of their lives. No possibility to wander in free or semi free open air runs. Animals are cleaver , sensitives beings, capable to feel stress and emotions. Can lady fur tell us about the sizes of the cages ? How would she define the quality of the life of 4 foxes in their cages ? how can she confirm that they have an enjoyable quality of life ?
Viola1
28 gennaio 2015 -
ma anche tutto questo fosse vero (e qualsiasi investigazione non pagata dimostra che non lo è), rimane il fatto che vengono detenuti e uccisi degli esseri viventi per fare dei cappotti inutili e orrendi. Non sei felice umano? hai passato una bellissima vita (decisa da altri e in un ambiente per te del tutto innaturale) e ora che sei adulto devi solo entrare nella camera a gas, essere scuoiato e diventare un libro. Non può esistere neanche lontanamente etica in un’industria che si basa sull’uccidere, piantatela di sputare su quella parola, fate schifo.